Giacomo Fiaschi (a destra) con l'attuale Primo Ministro Tunisino Hamadi Jebali a Rimini il  26 Agosto 2011

Giacomo Fiaschi (a destra) con l'attuale Primo Ministro Tunisino Hamadi Jebali a Rimini il 26 Agosto 2011

Riporto, di seguito, la versione completa dell mia replica pubblicata in forma ridotta su La Nazione di ieri.

Del prender fischi per Fiaschi.
Di Giacomo Fiaschi *

Nei giorni scorsi sulla cronaca di Prato di questo giornale, rispondendo alle domande postemi dal giornalista che mi aveva invitato per un’intervista a proposito del progetto di cooperazione con i paesi della riva sud del mediterraneo, presentato dal Comune di Prato alla UE, ho affermato che il progetto stesso va in una direzione diametralmente opposta a quella della cosiddetta delocalizzazione. Riterrei sufficiente una conoscenza, ancorché mediocre, della lingua italiana per comprendere il significato esatto di questa affermazione. Cosa che, evidentemente, ho ragionevoli motivi di ritenere (nella più benevola delle ipotesi) abbia a mancar del tutto al signor Stefano Ferrari (che non ho mai avuto l’onore di conoscere e del quale non ho mai sentito parlare né a Prato né a Tunisi né altrove in giro per il mondo) il quale, riferendosi a questa intervista con un’insolenza e un’impudenza che ha dell’inverosimile, mi attribuisce, con le sue dichiarazioni pubblicate su questo stesso giornale, parole e pensieri che mi sono del tutto estranei. E’ vero che quidquid recipitur admodum recipientis recipitur, e sono portato, per educazione, per formazione e per scelta a comprendere le ragioni altrui, ma a tutto c’è un limite. Vorrei, pertanto, suggerire al signor Ferrari, che rappresenta, a suo modo, l’Unione degli Industriali Pratesi, di leggere con maggiore attenzione, e anche, sempre beninteso che gli sia possibile, con un minimo di rispetto, quello che  ha davanti agli occhi prima di trinciar giudizi con tanta supponenza su ciò che dimostra di non conoscere.
Trovo superfluo, a tal proposito, ripetere cose che ho già dette, e che, peraltro, sono state correttamente riportate dal giornalista che mi ha intervistato: offenderei l’intelligenza di quanti mi leggono, oggi, per la seconda volta, e sullo stesso argomento, in meno di una settimana.
Non tornerò, dunque, sulla materia.
Vorrei solo precisare in risposta alle affermazioni del signor Ferrari -non tanto confidando in una improbabile comprensione, quanto, piuttosto, per il rispetto dovuto a quanti corrono il rischio di cadere nella disinformazione a causa delle sue intemperanze verbali- che ho parlato, in questa occasione, come in tutte le altre nelle quali sono invitato a farlo in ragione del mio incarico, a titolo personale.

Giacomo Fiaschi (a destra) con il Segretario del PD Bersani e il Segretario di Nahdha Jebali al Meeting di Rimini - 27 Agosto 2011

Un titolo che, evidentemente, è stato riconosciuto sufficiente, se non dal signor Ferrari presidente dei confezionisti e maglifici dell’Unione Industriale Pratese, a giustificare il mio intervento quale relatore principale, come è, per esempio, avvenuto nei giorni scorsi, nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia e, ancora, nella sala convegni del Centro Paolo VI a Brescia, su invito delle Fondazioni Agorà e San Benedetto, alla presenza del sindaco Paroli, dell’europarlamentare Mario Mauro, del presidente di Finlombarda e numerose altre personalità rappresentanti il mondo economico e finanziario di quel territorio i quali, a differenza del presidente dei confezionisti pratesi, mi hanno ascoltato per le cose che avevo da dire senza chiedersi o chiedermi di chi fossi portavoce.

Non sono, dunque, portavoce di nessuno se non del mio, ancorché modestissimo, pensiero. Figuriamoci se posso esserlo -e questo lo dico, invece, per tentar di rasserenare l’animo inquieto del signor Ferrari- del Sindaco Roberto Cenni (del quale mi onoro, tanto per parlar chiaro e, date le circostanze, a scanso di ogni possibile equivoco, essere amico ed estimatore) il quale ha nel dottor Maurizio Ciampolini un ottimo portavoce che, per cultura e professionalità non ha bisogno di nessun sostegno né, tanto meno, di alcun sostituto. La smentita che egli chiede appare, pertanto, affatto inutile, semplicemente perché non c’è assolutamente nulla da smentire, né da parte del Sindaco né da parte mia.
Ribadisco invece, al contrario di quel che reclama il signor Ferrari, parola per parola, tutto ciò che ho detto in quella intervista e che il giornalista ha correttamente riportato.

Ci sarebbe, casomai, occasione di chiedersi se non sia il caso, da parte dell’Unione Industriale Pratese, di smentire una funzione di rappresentanza della stessa Unione da parte di chi non contribuisce certamente, con uscite, a dir poco, spericolate, ad accreditarne prestigio e credibilità tanto intra che extra moenia.

Ho inteso, rispondendo alle domande postemi dal giornalista de La Nazione, precisare la natura e le caratteristiche di un progetto che, a mio parere, intende corrispondere a quanto auspicato dalla UE (e dal buon senso) in materia di cooperazione internazionale, e il cui pregio sta anche nel fatto che esclude in modo categorico qualsiasi forma di delocalizzazione garantendo, al contrario, con l’ottimizzazione delle risorse locali, una maggiore affermazione dell’eccellenza delle medesime. Cosa che contribuisce, vale la pena di sottolinearne l’importanza, alla salvaguardia di posti di lavoro.

Una valutazione che, oltretutto, mi pare essere stata ampiamente condivisa e sostenuta anche da parte del prof. Varaldo in occasione del suo intervento per la consegna del premio Stefanino d’Oro. Valutazione che, a quanto mi risulta, non è stata in alcun modo contestata né dal signor Ferrari né da altri.

Ma tant’è: se il signor Ferrari, nel mio caso, ama pensarla diversamente, è liberissimo di farlo e di esprimere il suo pensiero come meglio può e crede.
Ma non è libero, anche perché non sono disposto a permetterglielo -sia ben chiaro- in nessun modo, di storpiare le mie parole e il mio pensiero come più gli aggrada.
O è forse proibito, in quel di Prato, esprimere un’opinione senza aver ottenuto la grazia d’un consenso preventivo del signor Ferrari presidente dei confezionisti e dei maglifici dell’Unione Industriale Pratese? E’, forse, il signor Ferrari titolato in qualche modo a reclamare per sé e per chi rappresenta l’esclusiva del pensiero in materia?
E, se così non è, come mai, mi vien da chiedermi, il signor Ferrari si scalda tanto e tanto si agita al punto di dar segno di aver perso il lume della ragione prendendo -è proprio il caso di dirlo- in modo tanto clamoroso fischi per Fiaschi?
Se, poi, questa apparentemente bizzarra posizione del signor Ferrari trova la sua ragion d’essere in beghe di natura localistica, del tutto estranee alla sostanza della materia in questione, allora è un altro discorso, nel quale tanto la sostanza dell’argomento trattato quanto, soprattutto, il sottoscritto c’entrano come Ponzio Pilato nel Credo.
Un discorso, sia chiaro, che non mi interessa, né punto né poco.
Ma lo diffido sin d’ora a tirarmi in ballo a sproposito per argomentare, in proprio o per conto terzi, su cose, argomenti o altre beghe locali che non mi riguardano e non mi interessano.

* Consigliere Politico della Segreteria Generale del Partito Nahdha incaricato della cooperazione culturale ed economica fra l’Italia e la Tunisia.